La terra, il dono del Signore fatto al popolo, tramandata come eredità di padre in padre, è usurpata dal re che ne ha fatto un idolo, un “tutto” al quale si può sacrificare chiunque, per il quale si può commettere ogni sorta di ingiustizia. E proprio da colui che per primo avrebbe dovuto tutelare la legge data a Mosè e ammirare la fedeltà di Nabot. Al contrario è proprio il re che coinvolge il popolo nel suo male.
Il Signore, però, ancora una volta non abbandona i suoi figli e rivolge la sua quinta parola al profeta (v.17). Il profeta deve annunciare le conseguenze drammatiche e penose delle scelte violente e mortifere del re.
La parola del Signore vuole “scoprire” Acab, per far emergere il suo peccato e portarlo a conversione.